Padri diretti delle microvettura, gli autocicli, veicoli piccoli e leggeri, costituivano l'esatta congiunzione tra il mondo delle automobili e quello delle motociclette unendo elementi dell'uno e dell'altro mondo in un mix di comodità e fantasia.
La carrozzeria di questi veicoli era certamente ispirata a quelle delle auto, ma numerosi erano gli elementi sottratti al mondo delle motociclette: il peso assai ridotto, le dimensioni contenute, il motore di piccola cilindrata e, talvolta, persino la disposizione dei posti per cui il passeggero viaggiava dietro il guidatore come in un tandem.
Come per le microvettura di qualche anno dopo, gli autocicli degli anni venti venivano costruiti all'insegna del risparmio; lo di mostra, per esempio, il fatto che la trasmissione fosse a catena su di una sola ruota posteriore, per evitare così l'ulteriore costo di un differenziale.
Gli utenti accolsero a braccia aperte lati novità , soprattutto grazie ai vantaggiosissimi sgravi fiscali previsti in numerosi paesi europei e non. In questo periodo, proprio in merito a questa enorme diffusione ed agli sgravi fiscali nacque una classificazione generale per gli autocicli, i quali vennero così divisi in due categorie: small (cilindrata massima 750cc, massa compresa tra i 150 ed i 300kg, pneumatici di sezione minima 55mm) e large (cilindrata massima di 1100cc, massa superiore ai 350kg e sezione minima degli pneumatici pari a 60mm).
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